Diciassette cavallini

Uno dei più importanti autori-registi internazionali si inoltra nel mito seguendo i sentieri opposti dell’apollineo e del dionisiaco, che segnano i due momenti dello spettacolo. 

Cassandra è una figura contemporanea che afferma di poter prevedere le disgrazie future e irradia bellezza, mostrando ciò che non può essere compreso o previsto. Intanto, il suo psicanalista cerca di smontare ogni sua certezza. Chi avrà ragione?

Il risultato è un folle gioco d’attori in un delirio performativo. Il meccanismo del tragico è la chiave per accedere al presente e il numero 17 pura metafora: disgrazia, superstizione popolare, i soldati achei nascosti nel ventre del cavallo per espugnare Troia… Scrive Spregelburd: «Abbiamo un bisogno viscerale che si continuino a raccontare storie. Ogni volta che il mondo ci riesce, esplode e si manifesta [..] per tentare di comprendere la realtà in cui siamo immersi. La vita».