19/09/2024
21.00
Teatro dell'Ortica
“Il Settimo continente” è un’indagine sul rapporto tra l’uomo e la plastica, che parte dal legame che ha unito questo materiale allo sviluppo della società contemporanea e alle abitudini quotidiane della collettività e degli individui.
Fotografiamo un’umanità sensibile, scossa, preoccupata, ma del tutto inetta, incapace di intraprendere una strada concreta. Come biasimarli… tutto d’un tratto siamo costretti a far scomparire quell’ammasso gigantesco di roba, che papà e mamma si sono dimenticati in “giardino” e che adesso a poco a poco ci impedisce di uscir di casa. Ecco come nasce l’umanità che tratteggiamo nello spettacolo, è come un pagliaccio che esce da casa e si trova di fronte una montagna d’immondizia, non sa come, non ricorda il perché, ma sa che tutto deve sparire. Tra goffi tentativi, belle speranze e improbabili soluzioni, si consuma la disperata impresa di compiere “la magia”, quella di far scomparire tutto quanto.
Lo spettacolo è diviso in quattro “magie” (nello specifico trattasi di quattro episodi): quattro punti irrisolti nel rapporto tra essere umano e plastica, che appunto i tre attori protagonisti, tentano di capire e di risolvere improvvisandosi maghi. Nel primo episodio li troviamo alle prese con la sfida di far scomparire una bottiglia, nel secondo li vediamo nascondere cartine di caramelle sotto il cuscino (rimpallandosi la colpa una volta scoperti, proprio come facevano da bambini), nel terzo tentare disperatamente di capire cosa sia l’economia circolare e infine, nel quarto, perdersi la in mezzo al mare a galleggiare come gli oggetti che abbiamo dimenticato, nel tentativo di ricordarseli tutti uno per uno.
Come è possibile ricordare di nuovo tutto, tutto ciò che è stato buttato? Da sempre siamo abituati a dimenticare. Tutto ciò che abbiamo smesso di amare, ciò che non ci serve più lo abbiamo sempre scartato, allontanato da noi, e infine appunto dimenticato, come se davvero potesse scomparire per sempre. A completare l’opera, in campo appunto di magia, è intervenuto il mare, che in pochi anni ha riportato a galla le nostre dimenticanze tutte insieme, rendendo evidente che se non vogliamo essere noi questa volta quelli che scompaiono, bisognerà riconsiderare il nostro operato, e mettersi alla prova in una nuova magia: quella di ricordare.
“Il Settimo continente” è un’indagine sul rapporto tra l’uomo e la plastica, che parte dal legame che ha unito questo materiale allo sviluppo della società contemporanea e alle abitudini quotidiane della collettività e degli individui.
Fotografiamo un’umanità sensibile, scossa, preoccupata, ma del tutto inetta, incapace di intraprendere una strada concreta. Come biasimarli… tutto d’un tratto siamo costretti a far scomparire quell’ammasso gigantesco di roba, che papà e mamma si sono dimenticati in “giardino” e che adesso a poco a poco ci impedisce di uscir di casa. Ecco come nasce l’umanità che tratteggiamo nello spettacolo, è come un pagliaccio che esce da casa e si trova di fronte una montagna d’immondizia, non sa come, non ricorda il perché, ma sa che tutto deve sparire. Tra goffi tentativi, belle speranze e improbabili soluzioni, si consuma la disperata impresa di compiere “la magia”, quella di far scomparire tutto quanto.
Lo spettacolo è diviso in quattro “magie” (nello specifico trattasi di quattro episodi): quattro punti irrisolti nel rapporto tra essere umano e plastica, che appunto i tre attori protagonisti, tentano di capire e di risolvere improvvisandosi maghi. Nel primo episodio li troviamo alle prese con la sfida di far scomparire una bottiglia, nel secondo li vediamo nascondere cartine di caramelle sotto il cuscino (rimpallandosi la colpa una volta scoperti, proprio come facevano da bambini), nel terzo tentare disperatamente di capire cosa sia l’economia circolare e infine, nel quarto, perdersi la in mezzo al mare a galleggiare come gli oggetti che abbiamo dimenticato, nel tentativo di ricordarseli tutti uno per uno.
Come è possibile ricordare di nuovo tutto, tutto ciò che è stato buttato? Da sempre siamo abituati a dimenticare. Tutto ciò che abbiamo smesso di amare, ciò che non ci serve più lo abbiamo sempre scartato, allontanato da noi, e infine appunto dimenticato, come se davvero potesse scomparire per sempre. A completare l’opera, in campo appunto di magia, è intervenuto il mare, che in pochi anni ha riportato a galla le nostre dimenticanze tutte insieme, rendendo evidente che se non vogliamo essere noi questa volta quelli che scompaiono, bisognerà riconsiderare il nostro operato, e mettersi alla prova in una nuova magia: quella di ricordare.
produzione La Ribalta Teatro con il sostegno Teatrino dei Fondi di San Miniato
di e con Alberto Ierardi, Giorgio Vierda e Luca Oldani
produzione La Ribalta Teatro con il sostegno Teatrino dei Fondi di San Miniato
di e con Alberto Ierardi, Giorgio Vierda e Luca Oldani