Dal 08/05/2024 al 10/05/2024
merc, ven 20:30 - giov 19:30
Teatro Nazionale di Genova
Una favola post-atomica e distopica, giocata su diversi registri linguistici: quattro esseri umani, tre uomini e una donna, si incontrano nella Germania del 2050, ormai distrutta da catastrofi ambientali e nucleari. Decidono di mettersi in viaggio, su una zattera, per discendere il fiume Reno per raggiungere Xanten, città neutronizzata quarant’anni prima (ovvero oggi), e perciò “toxi-clean e body-empty”. Sembra restare poco di umano in quelle quattro figure, almeno all’inizio di questa vicenda, se non l’istinto, il senso d’angoscia e i loro linguaggi: ognuno cerca di sfuggire alla paura proprio con un particolare atteggiamento linguistico.
Racconta la regista, Daniela Ardini: «Lentamente avviene un avvicinamento esistenziale fra i quattro personaggi che è anche e soprattutto un avvicinamento linguistico. La zattera è pervasa di umori grotteschi e di un senso di attesa assoluzione: non la città di Xanten reale o come topos utopico, ma il ritrovamento di Xanten in sé stessi costituisce la conclusione “positiva” del dramma. Il testo ha molti temi portanti: le conseguenze della crisi ambientale, la paura della vita e della morte, la solidarietà come recupero dei valori umani, il contrasto generazionale… Tutto trasmesso in una forma moderna, provocatoria, e senza far mancare sprazzi di comicità».
L’autore, Harald Mueller, nato nel 1934 – spiega la dramaturg Michaela Bürger – ha fatto i più svariati lavori prima di diventare drammaturgo e scrittore. Poco frequentato in Italia, Mueller debutta, nel 1970, con Großer Wolf ma ottiene riconoscimenti mondiali con le commedie Stille Nacht (74) e appunto con La zattera, del 1986, che vanta numerosi allestimenti e la traduzione in dodici lingue.
Una favola post-atomica e distopica, giocata su diversi registri linguistici: quattro esseri umani, tre uomini e una donna, si incontrano nella Germania del 2050, ormai distrutta da catastrofi ambientali e nucleari. Decidono di mettersi in viaggio, su una zattera, per discendere il fiume Reno per raggiungere Xanten, città neutronizzata quarant’anni prima (ovvero oggi), e perciò “toxi-clean e body-empty”. Sembra restare poco di umano in quelle quattro figure, almeno all’inizio di questa vicenda, se non l’istinto, il senso d’angoscia e i loro linguaggi: ognuno cerca di sfuggire alla paura proprio con un particolare atteggiamento linguistico.
Racconta la regista, Daniela Ardini: «Lentamente avviene un avvicinamento esistenziale fra i quattro personaggi che è anche e soprattutto un avvicinamento linguistico. La zattera è pervasa di umori grotteschi e di un senso di attesa assoluzione: non la città di Xanten reale o come topos utopico, ma il ritrovamento di Xanten in sé stessi costituisce la conclusione “positiva” del dramma. Il testo ha molti temi portanti: le conseguenze della crisi ambientale, la paura della vita e della morte, la solidarietà come recupero dei valori umani, il contrasto generazionale… Tutto trasmesso in una forma moderna, provocatoria, e senza far mancare sprazzi di comicità».
L’autore, Harald Mueller, nato nel 1934 – spiega la dramaturg Michaela Bürger – ha fatto i più svariati lavori prima di diventare drammaturgo e scrittore. Poco frequentato in Italia, Mueller debutta, nel 1970, con Großer Wolf ma ottiene riconoscimenti mondiali con le commedie Stille Nacht (74) e appunto con La zattera, del 1986, che vanta numerosi allestimenti e la traduzione in dodici lingue.
di Harald Mueller
regia Daniela Ardini
Con Alessio Zirulia, Francesco Patanè, Paolo Portesine, Rita Castaldo
di Harald Mueller
regia Daniela Ardini
Con Alessio Zirulia, Francesco Patanè, Paolo Portesine, Rita Castaldo