Alice nelle fogne delle meraviglie

Una fiaba intersezionale

Parafrasando Carrol e attualizzando Alice per portarla nelle nostre strade, la caduta nel magico mondo delle meraviglie diventa la scoperta di un mondo sotterraneo dove si trovano tutte le creature che, per un motivo o per un altro, sono state cacciate dalla città.

Una fogna di esuli, una saittella dove si concentra tutto il rimosso del “mondo di sopra”, un luogo buio dove relegare chi non vogliamo più vedere camminare nelle nostre strade.

Alice è un racconto, ma è anche un monologo. È un sogno ed è una performance. È un viaggio solitario di individuazione e di scoperta che si svolge sotto, nelle profondità della terra, nelle fogne dell’anima, nel rimosso collettivo e personale carico di tabù. Ma in quelle stesse fogne, in quella “lota”, Alice ritrova parti di sé, le riporta alla luce, stravolge le categorie di sopra e sotto, di buio e luce, di sporco e pulito. È da sola a fare tutto questo, nessuno può sentirla, nemmeno la mamma, in quella discesa agli inferi, dove si va e si risale da soli. I topi di Alice sono magici e al tempo stesso sono esclusi, sono suoi benefattori, ma sono stati cacciati e relegati nel più infimo dei luoghi. Sono sì parti di Alice, ma sono tutti i cacciati della terra, sono il rimosso della società, sono gli ultimi.
Perché “Siamo sempre gli esclusi di qualcuno”...

Telluriche APS

di e con Angela Dionisia Severino

regia Lauraluna Fanina

Sezione G.E.T. Giovani Eccellenze Teatrali

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